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Nazionale italiana all’anno zero.

Sono passati meno di undici mesi dalla notte magica di Wembley che decretò contro l’Inghilterra un trionfo entusiasmante quanto inatteso. Il ritorno nel tempio inglese del football ci consegna oggi l’amara realtà di una squadra che non parteciperà al mondiale che partirà il prossimo 21 novembre in Qatar e che sembra lontana anni luce dalle migliori nazionali del mondo.

I limiti tecnici di questo gruppo vanno al della della sconfitta che pure è stata nettissima: il titolo di campioni d’Europa dimostra che i miracoli esistono e i protagonisti che ce lo hanno regalato meritano eterna gratitudine ma è ora di voltare pagina. La palla passa alle istituzioni calcistiche, in primis la Figc che ha il dovere di agire con tempestività e chiarezza facendo anzitutto sinergia con la Lega di serie A che continua a non avere feeling con via Allegri.

Gli interessi delle due istituzioni appaiono sempre in contrasto e la nazionale azzurra è la prima a pagare per le scelte dei club mirate ad aumentare gli introiti con un numero di partite sempre più alto e ad ingaggiare sempre più giocatori stranieri, dando meno spazio ai calciatori italiani.

I campioni d’Italia del Milan, su una rosa di 25 elementi contano 20 stranieri e più in generale nel nostro massimo campionato il 36 per cento dei tesserati è nato in Italia, il 64 fuori dai nostri confini.

Come se non bastasse, la politica, con il decreto crescita, dà la possibilità ai club italiani di ingaggiare atleti stranieri (con alcune peculiarità) risparmiando notevolmente sui contributi che invece rimangono sempre del 43 per cento se riguardano i nostri connazionali. Fa da contraltare la risibile presenza di calciatori del bel paese nei cinque maggiori campionati del vecchio continente, non più di dodici.

Inutile rimarcare che nella “Finalissima” di ieri, nel secondo tempo, Mancini pretendeva di contrapporre, con tutto il rispetto, al tridente Messi, Di Maria, Lautaro il nostro Scamacca-Raspadori, al primo vero anno da titolari nel Sassuolo, più Bernardeschi che nel precedente torneo ha segnato un solo gol; sarebbe stato più facile per Betty Boop battere a braccio di ferro Hulk Hogan.

Vista la tragicità sportiva delle prestazioni di Barella e company e visto che nemmeno il Coni del presidente Malagò riesce a creare un dialogo costruttivo tra la federazione e i club, la soluzione, nemmeno tanto paradossale, è quella di chiedere alla maggior parte degli stranieri che giocano da noi di diventare italiani proprio come fanno in Belgio e in Francia ma pure in Svizzera, Austria e altri paesi.

Se ne faranno una ragione i tradizionalisti e quelli che storcono il naso di fronte alle grandi novità che minano il “purismo autoctono” . Il mondo va in questa direzione, dobbiamo provare a metterci al passo.

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