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L’ALFA E L’OMEGA

Perché ci piacciono i leader?

Siamo circondati da “figure forti”.

Personalità imponenti, carismatiche, autorevoli e a volte autoritarie sembrano “dirigere” alcuni aspetti della nostra vita: dal lavoro, al tempo libero, alle attività sportive.

A volte li subiamo, come nel caso dei leader politici, che non sempre corrispondono e rispecchiano i nostri orientamenti; a volte li scegliamo, come quando entriamo a far parte di un gruppo o di una associazione perché ne restiamo affascinanti dal coordinatore; a volte ci capitano e basta e possiamo solo accettarli ed imparare a conviverci.

Differenza tra leader e capo

Un leader non è un capo. O non soltanto. Non può limitarsi a dare ordini, direttive. Un leader guida, motiva, coordina, sostiene.

Sono sue le qualità della leadership.

Il raggiungimento degli obiettivi è sempre accompagnato dal mantenimento del clima di entusiasmo e da un rapporto cordiale e sincero coi vari collaboratori.

Tuttavia la strutturazione dei gruppi, che siano di lavoro o di altro tipo, ancorati intorno alla figura del leader sembra non avere soltanto giustificazioni organizzative o legate alla vita sociale, ma molto più antiche e ancora più complesse, legate, addirittura, alla memoria del nostro patrimonio genetico.

Origini neurologiche

Al nostro cervello piace l’appartenenza ai gruppi.

Da un lato perché ci piace collaborare e stare insieme, dall’altro perché l’essere membro di un gruppo più ampio  fa stare meno soli, aumenta l’empatia e facilita la sopravvivenza. Tutto questo ha, però, un rovescio della medaglia. Gli stessi meccanismi cognitivi che ci spingono a favorire la preferenza per un gruppo fanno in modo che si accentuino le differenze percepite con i membri degli altri gruppi.

I leader autoritari sfruttano questa sfaccettatura della biologia e fanno leva su questo aspetto per fomentare pulsioni identitarie. Coltivare il NOI per ampliare le distanze con LORO.

Tematiche identitarie.

Il “noi e il loro” è il tema cardine di tutte le tematiche identitarie

L’appartenenza ad un gruppo, inoltre, è una tendenza innata che rafforza l’ autostima , perché sviluppa il senso di affiliazione e appaga il nostro bisogno di protezione.

Alcuni studiosi hanno, infatti, dimostrato che i lattanti già a partire dai sei mesi preferiscono sentirsi in contatto con persone “familiari” mentre sembrano riluttanti ad interagire con persone dall’accento differente o straniero.

Struttura gerarchica

La forma gerarchica è alla base di tutte le strutture della vita sociale, ciò che cambia, di volta in volta, è il grado di subordinazione.

Il riconoscimento del leader, quale figura aggregante e autorevole, è insito nella struttura genetica degli esseri umani.

Come facciamo a saperlo?

E’ stato studiato il comportamento dei bambini. Questi, fin dai 17 mesi di vita, iniziano ad identificare una figura “leader”  e a riconoscerlo come tale aspettandosi comportamenti in linea con tale ruolo quale la risoluzione dei conflitti ed un elevato grado di protezione. Inoltre i piccoli, ed anche i cuccioli animali, tendono a seguire e ad imitare la figura dominante.

In un altro esperimento bambini piccoli osservavano delle persone giocare con una palla. A turno i giocatori si fermavano per raccoglierla e porgerla all’altro, ebbene i bambini si stupivano quando a raccoglierla era l’esponente dominante.

Percorso evolutivo

Agli albori dell’uomo e della sua evoluzione avere un capo forte serviva al branco per avere maggiore protezione e aiuto per il sostentamento.

Perché siamo attratti dalle leadership oggi?

Oggi giorno le ragioni evolutive e genetiche sembrano perdere terreno tra le motivazioni che giustificano il mantenimento delle strutture gerarchiche. Intervengono, però, altri fattori.

Le comunità, soprattutto quelle occidentali, sentono di essere fortemente minacciate. La pandemia, la guerra, la crisi economica e del lavoro, la crisi ambientale e tanti altri fattori contribuiscono a creare un clima generale di sfiducia e di incertezza.

Lo stile comunicativo autorevole e forte dei leader rafforza il senso di sicurezza. L’appartenenza ad un gruppo capitanato da una figura importante sembra delineare dei confini chiari e precisi all’interno dei quali ci sentiamo maggiormente protetti e sicuri.

Ed il rovescio della medaglia?

Beh gli aspetti negativi delle strutture gerarchiche ed, in generale, quelli che derivano dalle dinamiche sviluppantesi a seguito del riconoscimento di un leader sono tanti e meritano un capitolo a parte.

In sintesi, però, possiamo concludere dicendo che niente e mai niente andrebbe assunto quale dogma.

Va mantenuto sempre il diritto di pensare, di discernere e soprattutto di cambiare idea.

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