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La mina vagante

Napoli Lazio, vai allo stadio e pensi di trovare un’altra felice puntata di questa cavalcata emozionante. Invece la squadra non gioca e il pubblico è muto, completamente muto.

Possibile farsi male da soli? Si, ieri sera era veramente tutto sbagliato. Gli ultras, la squadra, l’allenatore…
Una bella fetta di città, per lo più formata da tifosi occasionali, da tifosotti, da donne e bambini innocenti, capitanata da una certa stampa incline solo ai tornaconti personali e/o del proprio editore, dicevo, una bella fetta di città sta festeggiando (?!?) già da un bel pò di tempo.

Bandiere, torte, maschere, canzoni … E’ una corsa sfrenata a che s’inventa la vignetta più esilarante, il prodotto più originale, la coreografia più bella, solo per un attimo di vana gloria, sperando di essere invitati in diretta e diventare così, per una notte, personaggi noti.

Attenzione signori, non abbiamo attitudine a vincere, a gestire situazioni tipo questa, pensiamo che lo abbiamo già vinto, il campionato, ma in realtà possiamo ancora perderlo e noi siamo più bravi a perdere che a vincere.

Le analisi tecnico-tattiche si sprecheranno (come al solito) ed il commissario tecnico che è in ognuno di noi, non vede l’ora di annunciare al mondo intero la verità.

Occorrerebbe invece interrogarsi sul perché di questa sconfitta IN CASA. Una volta il pubblico era il 12^ uomo in campo, se la palla non girava la spingeva lo Stadio, ora non più. La si pensa così anche dalle parti del CorSport tant’è che –online- compare questo titolo: “Napoli il Maradona in silenzio contro la Lazio”.
Lasciamo perdere torte, bandiere col terzo scudetto, e compagnia cantante. Pensiamo a vincere e a recuperare quella brillantezza che ieri sera è mancata.

Col tifo distante, i festeggiamenti in anteprima e l’ugola d’oro (vera mina vagante) che ha ripreso a straparlare, diventa più difficile! Stavolta non sarebbe un peccato, sarebbe imperdonabile.

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