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Voglia ‘e turnà

Khàos, dal greco χάος. è sinonimo di confusione, disordine, disorientamento.

A Napoli non esiste il càos, non perché non vi sia confusione, semplicemente perchè lo si chiama e lo si confonde con “l’ ammuina” che equivale anch’essa a disordine ma più fragoroso, chiassoso, evocando un senso di fracasso, frastuono.

In un’accezione scientifica, più che etimologica, il càos è legato ad un concetto di casualità in grado, secondo eminenti studiosi, di generare strutture armoniose e organizzate in maniera efficiente: ossia, tradotto semplicisticamente, l’ordine che nasce dal càos. Ora, ammesso che ciò sia vero, mi chiedo se dall’ammuina, ne possa mai conseguire un ordine, un’armonia.

Personalmente penso di no, fosse solo perché il “fenomeno ammuina”, al contrario del càos, non è oggetto di studi scientifici e quindi non ve ne è evidenza.

Più di tutto però mi chiedo se il dibattito che tanto infiamma (e divide) in questi giorni il Popolo Azzurro, ossia la spaccatura tra tifo organizzato e SSCN, sia càos o ammuina. C’è da sperare ed augurarsi che sia càos solo momentaneo portatore perciò di un ordine armonico a breve, già dalla prossima partita casalinga con l’Atalanta. In questa situazione nulla sembra avere senso.

Lungi da un atteggiamento neneista, non appare per niente necessario né tanto meno opportuno alimentare spaccature tra giusto e sbagliato, chi ha torto e chi ragione. Non giova a nessuno se non a chi vuole il male del Napoli. Va ricercata una sintesi che crei coesione, che dia spinta, forza e brividi ai ragazzi in campo e agli spettatori sugli spalti.

I facinorosi esistono nel tifo come nella società, vanno isolati e posti in condizione di non arrecare danno. I tifosi, organizzati e non, devono rispettare le regole, e le regole devono essere sensate, eque ed applicabili, diversamente nasce un effetto contrario, da un (apparente) ordine si genera il càos.

Nella piena legalità, il tifo torni a manifestare, con mezzi consentiti che non nuociono a nessuno e che anzi rendano molto più godibile lo show, offrendo uno spettacolo nello spettacolo. Esempi ce ne sono: si pensi al formidabile muro giallo di Dortmund, al You’ll never walk alone di Anfield, alle coreografie del Boca, del Celtic Glasgow, del Legia Varsavia, del Barcellona.

Con le dovute accortezze perché non potrebbe essere pacificamente possibile anche a Napoli? Non manca la voglia, la fantasia, l’ingegno, il gusto per la rappresentazione, men che mai il senso civico. L’amore per il Napoli, la passione per il sogno comune spinga ciascuno a fare il suo, a non tirare troppo la corda. Si metta fine all’ammuina, si riprenda uniti il viaggio verso la meta e si torni tutti a cantare, senza stonare.

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