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Un Ragionevole disordine

Mi capitava, pochi giorni or sono, di sistemare carte e cartuscelle varie sparse per la casa e per l’occasione di mettere mano pure alla mia libreria, ridotta a un mero capanno di fortuna, dove i libri alloggiavano senza più un criterio, alcuni col permesso di soggiorno ormai scaduto.

Finisce che nel mentre facevo ordine, mi sono ritrovato tra le mani “A cosa serve la politica?” un bel libro di Piero Angela che ho letto svariato tempo fa.

Uno dei tanti TeleGiornali, trasmesso non ricordo da quale canale, mi aveva appena “ricordato” delle guerre pendenti nel mondo, dei disastri dovuti al cambiamento climatico, dei flussi migratori inarginabili, delle crisi diplomatiche, di quella energetica, dei femminicidi, della robusta inflazione, di riforme costituzionali per l’ennesima volta paventate, del sistema giudiziario poco giudizioso, della pensione sempre più ardua da raggiungere, dei tagli alla sanità, della povertà crescente e compagnia cantante. Il titolo di quel libro si è così tramutato, inaspettatamente e sorprendentemente, in un inquietante e misterioso quesito; l’associazione con le notizie del TG di cui ero “fresco”, alla domanda “a cosa serve la politica?” ha indotto perciò a rispondermi quasi di getto, in un primo momento: “a niente Totò, se questi sono i fatti, la politica non serve a niente!”.

Ci ho pensato giusto un attimo e ho ritenuto dopo poco che quella risposta fosse sbagliata, non era ponderata né tantomeno istintiva. L’istinto, se autentico, porta comunque con sé, per mia esperienza, un senso a cui potersi in qualche modo affidare, quella invece è stata una risposta di pancia e la pancia si sa produce scorie e (per fortuna) le smaltisce.

Ho realizzato di aver fatto fatica a separare immediatamente, confondendole per questo, la politica dalle organizzazioni sempre più contrapposte che la popolano, partiti, movimenti o associazioni che siano. Mi è parso chiaro di aver mischiato erroneamente il meccanismo con la funzione, la musica con gli strumenti e i musicisti, lo specchio con l’immagine riflessa.

Mi sono chiesto : ma è corretto affidare alla politica, ad “una” politica o per meglio dire alla politica di una parte sola, le molteplici e diffuse aspettative di prosperità di una nazione, di un continente? Possono crescita e sviluppo dipendere solo da una maggioranza, da un partito o un governo anziché un altro? Lungi dall’essere inutile, non servirebbero forse più politiche, ad esempio una politica economica, industriale, sanitaria, per i giovani, per l’immigrazione, la solidarietà, l’istruzione, il lavoro, lo sport, la tutela delle minoranze etc, per fornire risposte alle tante e difficili questioni? E poi ancora, dipende sempre e solo dalla politica (o dalle politiche ?) la realizzazione di quel benessere nel quale riponiamo speranze per noi e per il prossimo?

Credo di aver compreso, nel corso degli anni, che se cerco troppo lontano da me la soluzione ai problemi, forse non la troverò mai, tanto vale quindi cercare di comprendere intanto cosa posso fare io per tentare di stare meglio e di fare stare meglio anche il prossimo. Credo anche però che quelle risposte che la politica può e dovrebbe dare non arrivino, o giungono sfumate non solo per una questione di distanza dai destinatari, ma perché funziona male, avendo anche la politica confuso la sua funzione col meccanismo che la riproduce, la musica con gli strumenti ed i musicisti che la suonano.

La marcata e pregiudiziosa contrapposizione tra gli schieramenti, gli interessi faziosi, il linguaggio complesso e selettivo, la mancanza di rispetto per chi la pensa diversamente, ritenere l’avversario un nemico e non una possibilità talvolta preziosa di confronto costruttivo, sono divenuti oramai elementi (meccanismi), che si servono impropriamente e pericolosamente della politica come congegno (funzione) divisivo e destabilizzante.

Ma non ci siamo! E’ come credere che un personal computer, in ottime condizioni, senza difetti, magari nuovo di zecca, possa comunque funzionare senza software senza un suo sistema operativo o se preferite, che un’ orchestra possa improvvisare una sinfonia senza uno spartito e per giunta con gli strumenti scordati. E allora mi sono detto: ”guaglio’ non è vero che la politica non serve a niente; certo non può fare miracoli, ma serve, serve se come uno specchio fedele e trasparente, riesce a restituirti un’ immagine la più verosimile possibile, che ti consenta se vuoi di correggere le imperfezioni che ti ha mostrato”. Tradotto in pratica la politica (o le politiche ?) serve se riesce ad attrarre eccellenze ed investimenti, in opere e cultura, a premiare il merito consentendo a chi è capace di progredire e creare valore per se e per gli altri e a chi non ce la fa di non restare indietro, se consente alle teste pensanti di potersi esprimere senza necessità di travalicare i patri confini per potersi affermare, serve se funziona da stimolo e non da deterrente, se integra ed unisce anziché dividere.

Credo (e i dati sull’elevato astensionismo che si registra da qualche tempo alle elezioni lo dimostrano), che vi sia anche una carenza di offerta politica la quale presenta ormai soliti stereotipi che non stimolano e non attraggono l’elettore.

Credo pure però che ciascuno di noi possa fare meglio e di più, col proprio impegno, partecipazione e con i comportamenti, per aiutare la politica ad aggiornare e svelenire la propria offerta, rendendola stimolante, “con la gioia di seguire un’avventura ….. con addosso un entusiasmo” (prendendo a prestito la parole di una canzone di G. Gaber del 1973). D’altra parte la storia insegna che i cambiamenti seri partono dalla base.

I piedi e le ginocchia doloranti per il carico che la posizione eretta gli conferivano (chi soffre di artrosi certamente mi capisce), mi avevano fatto realizzare che ero rimasto tutto il tempo in piedi col libro in mano e che oramai si era fatta una certa. Raggiungendo con sollievo la poltroncina che stava nei paraggi, ero assai contento di dover rimandare l’opera di riordino ad altro momento, l’idea che nel farlo poi, qualche altro libro avrebbe potuto stuzzicare ancora i miei pensieri mi piaceva assai!

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