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Sprofondo “granata” per il Napoli umiliato a Torino

Un “momento” lunghissimo quello che sta attraversando il Napoli, un momento, ‘senza fine” direbbero Gino Paoli e Ornella Vanoni

Tu trascini la nostra vita
Senza un attimo di respiro
Per sognare
Per potere ricordare
Quel che abbiamo già vissuto

Un testo che sembra cucito addosso e che sta scuotendo i cuori azzurri, soffocati nell’abisso della vergogna

“Prendila così non possiamo farne un dramma”  recitava ancora una famosa canzone di Lucio Battisti, volendola prendere musicalmente,  oppure passando al teatro “addà passà a nuttata” del grande Eduardo, quasi a preconizzare l’anno infausto di questo Napoli, i cui primi attori, oggi sembrano mesti fìguranti.

Le frasi si sprecano, le parole sono tante, si corre il rischio di cadere nella demagogia, ma una spiegazione ai tifosi del Napoli, qualcuno dovrà pur darla. Una ragione questi “poveri cristi” ancora una volta accorsi numerosi sugli spalti dello stadio comunale di Torino, a prendere freddo e scherno, se la dovranno pur dare.

Non bastano le scuse, non basta metterci la faccia, lavoro, lavoro e ancora lavoro, questa forse l’unica medicina.

Parlare di moduli e qualcosa che oggi non ha più alcun senso, lì dove un allenatore chiamato a soccorrere il capezzale di un Napoli malato, ha abiurato il suo credo calcistico,  convertendosi utopisticamente  a quanto richiesto, questo famoso 4-3-  3 che di fatto ha reso una squadra ostaggio di un’idea, che oggi non è più pensabile e soprattutto non  realizzabile.

Ma l’allenatore non è una scusa, non lo è stato Garcia, non lo è attualmente Mazzarri, nonostante ad onor del vero da allenatori di quel calibro e di quella esperienza, ci si aspettava qualche altra scelta, meno cervellotica e soprattutto che avesse un senso compiuto.

Mettendo da parte l’allenatore francese di cui tanto e troppo si è parlato, passando a Walter Mazzarri, non si capisce la decisione, rivelatasi fallimentare, di giocare contro il Frosinone con dieci riserve su 11 titolari, esponendo la squadra ad una figura come non la si vedeva da anni, con una sconfitta umiliante 4 – 0 in casa.

A nulla però è servita la cocente delusione, che avrebbe dovuto far ragionare l’intero asset tecnico azzurro. Non è bastata la successiva umiliazione di Roma, partita successiva per la quale l’allenatore aveva risparmiato le forze più vive e sane, sacrificando sull’altare del campionato una Coppa Italia, ma perdendo contro una Roma assai malmessa, senza opporre la benché minima resistenza.

Non è bastato ancora la settimana successiva, la prestazione contro il Monza, con gli azzurri che hanno rimediato l’ennesima brutta figura, ancora una volta in casa, dove l’entusiasmo del pubblico e lo stadio Diego Maradona, sono diventati un tabù piuttosto che una spinta a fare meglio.

L’apice si è raggiunto oggi, con una squadra mai in partita, che ha tirato una sola volta in porta, ma che soprattutto appare spaventa. Segnali preoccupanti di timori che ottundono la mente e fanno tremare le gambe, con una palla che sembra scottare  tra i piedi, anche dei calciatori  più navigati.

Un clima che ha generato il terrore di scendere addirittura in campo, cosa per la quale rispetto un semplice operaio, i calciatori del Napoli, il cui livello non si dovrebbe discutere,  vengono pagati profumatamente, mentre ancora oggi si parla di contratti e “mal di pancia”

Sembra si sia toccato il fondo, la preoccupazione invece è che questo pozzo sia ancora più profondo e senza fine e la prossima partita contro la Salernitana diventa quasi uno scoglio insuperabile, mentre dovrebbe essere il punto per cercare di ricomporre le fila di un Napoli assai malmesso, nel fisico e soprattutto  nella mente.

Cosa aggiungere…. proviamo ancora con un altra canzone, ancora una volta della Vanoni, che sembra scritta proprio per i tifosi azzurri: 

È uno di quei giorni che
Ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai
Ma prego e penso fra di me
Proviamo anche con dio, non si sa mai

E non c’è niente di più triste
In giornate come queste
Che ricordare la felicità
Sapendo già che è inutile
Ripetere “chissà?
Domani è un altro giorno, si vedrà”

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