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Le voci di dentro

Il girone di ritorno

Il fatto doveva rimanere “ammacchiato” o perlomeno, se proprio non del tutto nascosto, vestito di una certa fumosa approssimazione che ne avrebbe reso vana o incomprensibile la narrazione. Poi però Giggino il Pacileo ha iniziato piano piano a insinuare, a inzufare lentamente in chat alcune indiscrezioni, sulle quali la vittima malcapitata, pressata dal curioso Eduardo (che se spugnava ‘o pane) e dalle timide rivelazioni de lu nepote Sasy, ha iniziato pigramente, gradualmente, non proprio esattamente di sua sponte, a fare importanti ammissioni.

La vittima malcapitata del fatto a cui qui si fa riferimento è Brepp, col “patrocinio” di Sasy lu nepote che era con lui allo stadio a vedere Napoli Torino e con “l’appoggio esterno” del fratello Pacileo che la partita l’ha vista invece a casa.

Chi abitualmente segue, sa quale sia la chat a cui qui si fa riferimento e quali i personaggi che la popolano, quelli che non lo sanno farebbero bene a fare un poco di indagine in questo sito per averne un minimo di contezza che aiuterebbe a comprendere meglio il fatto, allucinante e a tratti sconvolgente, che ci accingiamo a raccontare.

L’arrivo allo stadio di Brepp in compagnia del prode nepote Sasy per assistere alla partita contro i Granata, era già ammantato da uno strano rebus: i parcheggiatori abusivi che solitamente presidiano il perimetro del Maradona quella sera non c’erano, nemmeno a cercarli col lanternino e la 10 Euro tra i denti ne vedevi uno. Sulle prime è il commento alla partita a tenere banco in chat, esordisce Brepp: “Ma Calzona è un altro integralista alla Sarri o no? Chiedo perché gli allenatori integralisti post Sacchi, hanno rotto un po’ i cotiledoni” “cotiledoni” non è esattamente il vocabolo postato ma rende bene l’idea di quale fosse. “Ma mò manco Calzona ti piace?” ribatteva Eduardo che aggiungeva “ma pecchè tu che avisse fatto?” “Gli ultimi 6-7 minuti, che gli costava mandare Ostigard fisso davanti a prendere le palle alte lanciate da tutto il campo? Abbiamo continuato a palleggiare fino alla fine, io passo a te, tu passi a me…ret…” rispose Brepp che poi continuava “Io avrei giocato il finale con Raspadori incollato a Osimhen (e non sulla fascia, gli ultimi 5 minuti l’ampiezza non ti serve a una ceppa, tanto stanno comunque col pullman davanti alla porta e giocano solo sui nervi), Kvara a fare il pazzo come gli pareva Ostigard fisso davanti a prendere i palloni di testa, Traorè poco più dietro, tutti gli altri a fare fallo tattico subito su eventuali ripartenze. O si piglia scuorno di giocare così?” I commenti finivano lì e tutto sembrava passato in cavalleria quando il Pacileo, qualche giorno dopo, passata ormai “la sbornia”, diluita la bile, inizia ad alimentare un venticello irrisorio poi diventato raffica.

Finita la partita, all’uscita dal Maradona Brepp e Sasy lu nepote (figlio di Giggino il Pacileo lo ricordiamo), si recano a piedi al luogo in cui prima dell’inizio della partita avevano parcheggiato il bolide. Dopo aver camminato più del dovuto (non avendo visto il mezzo nel procedere erano andati ben oltre il punto dove l’avevano parcheggiato), giunti finalmente a ritroso sul posto, fanno l’amara scoperta: il macchinone non c’era!!

Panico e disperazione sulle prime a farne da padrone (condite da imprecazione da calendario, nei giorni feriali però), anche perché il mancato ritrovamento della vettura avrebbe rinviato illimitatamente i tempi della cena che l’orario della partita, aggravato dall’assenza di marenna al seguito, non aveva permesso di consumare pienamente. “Io tengo na braciulella e na fettina ‘a pizzaiola coi porcini trifolati a casa che mi aspettano già in caldo ‘ngoppa a tavola, se le ascarfo nuovamente il sugo poi si asciutta, ma questi proprio stasera avevano da passà?”

queste le prime parole che a detta di Sasy furono profferite dalla zio Brepp appena fu chiaro l’antefatto. “Via Terracina nei pressi della loggetta, sotto il marciapiede…stanno le auto in sosta da 100anni. Venerdì sera passano vigili e carro attrezzi 50 ne hanno rimosse e 200 no… io stavo dentro i 50” ammise amaro Brepp che subito distolse il pensiero dalla cena nel mentre un brivido gelido e pungente gli correva su per la schiena.

La vettura utilizzata per raggiungere lo stadio era intestata al suocero e sarebbe stata perciò necessaria la sua presenza per svincolare il mezzo e poterlo riprendere. “SASY” con tono imperioso e scocciato fa Brepp “ chiamma ‘a pateto a casa, e dicci e se scapezza ccà primma e mò. Prima però deve passare a via Epomeo a pigliare mio suocero si no ‘a ccà stasera nun ce ne jammo!” Sasy obbedisce mentre Brepp avvisa col telefonino il suocero dell’increscioso evento dicendogli di prepararsi perché Giggino sarebbe passato a breve a prenderlo per riprendere la macchina. “Giustì ma io me so già cuccato” fa il suocero a Brepp, “’o gnore abbiate pazienza per favore, se non venite voi la macchina non ce la danno, tiramme ‘o capo ‘nterra e amen!!” Fù allora che Brepp incominciò nervosamente a cantare e a scuotere la testa, rivolgersi al suocero finito tra le braccia di morfeo (intanto si era fatta parente a mezzanotte), un ultraottuagenario seppur di poco e per quanto ancora in forze, lo aveva parecchio rabbuiato.

Nu vicchiariello che aveva assistito alla scena dalla finestra aveva apostrofato i proprietari fortunati delle altre vetture non rimosse che guadagnavano il rientro a casa dicendogli: “vuie avite tenuto ‘o mazzo tanto, a stu signore”, rivolgendosi a Brepp “l’avite sulo che ringrazià! Se nunn’era per la macchina sua se le fossero caricate tutte quante sti scarcasse, pure e voste!” “Ma perchè giuvinò che è stato?” chiese uno degli automobilisti fortunati. “Robba che pè carrecà a machina de ‘o signore ccà ohi ci hanno messo ¾ d’ora buoni, non riuscivano a trovare il gancio, non sapevano né come né dove agganciarla, stavano chiamando quelli della NASA convinti, dopo quasi un ’ora, che non tenevano di fronte una macchina ma un UFO e così hanno perso tiempo pè se ‘a piglià” spiegò l’attempato “giovinotto” che continuò: “a un certo punto quello del carro attrezzi ha detto <>. Il bolide senza gancio che tanto tempo aveva richiesto per essere caricato è una Fiat Brava del 1987, rigorosamente senza impianto a gas, solo a metterla in moto si violano tutte le norme anti emissioni europee.

A quel punto i presenti più fortunati si offrirono per accompagnare Brepp e lu prode nepote a casa. Uno di loro aggiunse: “maestro ho sentito che non avete cenato, io a casa tengo ancora qualche tracchiulella di oggi, senza complimenti se volete favorire siete il benvenuto abito qua vicino”. Brepp ringraziò e declinò l’invito riprendendo a capuzziare e a canticchiare. “90 Euro di carro attrezzi e 40 di verbale pe na vrenzola e 1 a 1!” E intanto cantava capuzziava e nun ce poteva pensà. Raggiunti finalmente sul posto dal Pacileo e da ‘o gnore, gli si illuminarono gli occhi quando Giggino tirò fuori da una borsetta termica 2 sfardelle esagerate e profumose di pizza con le scarole alle quali Brepp e Sasy praticarono immediatamente l’estrema unzione.

Somministrato il sacramento si diressero con la macchina di Giggino a Via Diocleziano. La cronaca narra che “Per prenderti la macchina prima devi fare lo sgravio a Via Diocleziano. Poi devi andare a ritirare l’auto con questo foglio a Viale Kennedy. Lo sgravio è scritto A MANO CON CARTA COPIATIVA. Il computer ce l’hanno per stampare i moduli. La signora che ci ha fatto lo sgravio ha lanciato la stampa ma non trovava i moduli. Poi è arrivato un collega e ha detto: <> tenevano la stampante collegata in rete e manco lo sapevano! All’ingresso a Via Diocleziano c’erano moltissime persone in fila con lo stesso problema. Allora un vigile ha detto:<< Dovete aspettare ma se volete fare prima potete andare a Capodichino, c’è un altro ufficio che fa gli sgravi>>. Da via Diocleziano a Capodichino per fare prima, la gente a piedi, NUMERI !!!” La fila di Via Diocleziano, l’ora oramai tarda, il meteo impietoso, i tempi imprevedibili del ritiro dell’auto accentuarono il moto canterino e di capuzziamiento di Brepp che a un certo punto smette di cantare e si avvicina alla chetichella al suocero sussurandogli furtivamente, non visto dagli altri, qualcosa nell’orecchio. “Ohi màààààà” esclama poco dopo ad alta voce ‘o gnore e Brepp accasciandosi su una sedia di fortuna presente nei paraggi. “Aria, aria per favore, facitelo ‘o piglià aria” esclama Brepp coadiuvato da Sasy nel tentativo di non far avvicinare le persone in fila, “nun ve mettite attuorno ‘o signore nun se sente bbuono, tiene pure isso la macchina bloccata. Piove e fa freddo e non si sente bene”. Tanto bastò affinchè gli astanti gli concedessero di avanzare di parecchi posti in fila. Brepp canticchiava e capuzziava sempe, ma stavolta con un tono di voce più rilassato. Incuriosito da questo fatto ho chiesto a Sasy quale fosse la canzone che lo zio canticchiava nervosamente mentre capuzziava. “Non lo so, non la conosco è la prima volta che la sentivo” ha ammesso Sasy al quale ho poi chiesto se almeno ricordasse le parole. “ Si quelle me le ricordo ripeteva sempre le stesse ogni volta <> poi fischiettava un pochino e finiva <>” Sasy ha 12anni e ovviamente non poteva sapere che quella era “L’Avvelenata” di Guccini, nessun’altra canzone d’altra parte poteva essere più in tema!

Col foglio di sgravio in mano si recano finalmente a Viale Kennedy a ritirare il macchinone, erano le 2 di notte passate. Salutandosi prima di mettersi in macchina Brepp fa “Serata infernale, Dante l’avrebbe descritta nell’Inferno dedicandole un girone apposta: il girone degli appiedati” “NOO!!” Rispose chiosando Sasy al quale l’ora tarda non aveva appannato i riflessi e la prontezza, “visto che stiamo finalmente rientrando a casa e a questo punto del campionato, quello dantesco sarebbe stato il girone di ritorno”. La disavventura finiva così con un sorriso, si erano fatte le 2 e ¼ , l’ora tarda allungò all’indomani l’agonia della braciulella e della fettina alla pizzaiola, ancora lì sul tavolo nella cucina di Brepp.

La notte poi fu lieve.

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