L’Accademia della Crusca ha espresso pubblicamente i suoi voti verso i brani di Sanremo. Ma come si arriva da Sanremo alla Gerusalemme liberata di Tasso?
Siamo verso la fine del 1574. Torquato Tasso si avvia ad una prima (ma frettolosa, ndr) chiusura del suo poema più famoso: la Gerusalemme liberata, in quel momento ancora Goffredo. Il poeta, non del tutto compiaciuto, organizza e include in una lettura preventiva figure di rilievo per la letteratura del Cinquecento. Tra queste risalta Leonardo Salviati, ai tempi Lionardo l’Infarinato, letterato e linguista di grande spicco per l’Accademia della Crusca (Firenze). Per intenderci, fu lui a rilegare all’Istituzione quello che ancora oggi è il suo ruolo linguistico-normativo. Nonostante la fiducia che Tasso ripose in lui, le critiche più lucide verso il poema tassiano giunsero proprio da Firenze.
Ancora oggi l’Accademia della Crusca fornisce importanti e influenti giudizi sull’uso e sulla forma della lingua utilizzata in Italia. Come 450 anni fa, l’Accademia della Crusca, stavolta grazie all’emerito Lorenzo Coveri, linguista e professore all’Università di Genova, ha fornito i propri giudizi sui brani di Sanremo 2025. E i risultati sono stati tutt’altro che convincenti.
«Giudichiamo solo i testi, ovviamente senza musica. Una volta cantati, su questi stessi testi il giudizio potrebbe cambiare…» – apre Coveri anticipando già eventuali critiche del pubblico. Poi incalza: «A canzoni piatte mi adeguo con voti piatti. Forse sarà anche colpa del fatto che quest’anno ci sono sempre gli stessi 11 autori per due terzi dei brani: tutta questa omogeneità porta a un appiattimento generale. Ormai è una tendenza al Festival».
Tuttavia le preferenze si sono rivelate abbastanza singolari e inaspettate: partendo da un solido 9 per Brunori Sas e Lucio Corsi, il Professore ha premiato anche il testo di Shablo (7,5) addirittura sopra quello di Simone Cristicchi (7), che ha reputato essere linguisticamente “niente di ché”, sicuro però del successo mediatico che avrà. Stessa sorte per Giorgia e Olly: testi da 6, ma favoriti per la vittoria. Non sono mancate critiche soprattutto ai toscani (comprensibile da un linguista della Crusca, ndr) come Francesco Gabbani (6), il cui testo Coveri ha considerato “banale e jovanottiano”.
«Fedez? Mi cadono le braccia.» – esprimendo grande disappunto per la citazione a Mary Poppins col cianuro. Si passa poi ai dialetti: «Se ne dovrebbe vietare l’uso integrale al Festival. Nell’omaggio a Pino Daniele di Serena Brancale (4) non c’è nulla di Pino Daniele. Il romanesco di Tony Effe (5): una banale filastrocca per turisti».
In generale nei brani di Sanremo 2025 è stato rinvenuto un eccesso di banalità. Un parere che, probabilmente dopo aver imparato a memoria le canzoni, riterremo eccessivo. Tuttavia bisogna contestualizzare il giudizio del Professore, che si basa prettamente sulla lingua e, dunque, prescinde la musicalità e il successo che questi brani manifesteranno. Molto utile è sicuramente la critica riguardo la figura dell’autore. Il linguista, infatti, ha più volte sottolineato come si intravedano poche penne e poco diverse tra loro. Ciò è dovuto al fatto che tutti i cantanti si affidino sempre agli stessi autori.
Dunque, in un viaggio senza tempo, l’Accademia della Crusca è passata dalla Gerusalemme liberata di Tasso a Sanremo. E forse i due giudizi non sono stati così tanto lontani.
Augurando a tutti i brani di Sanremo, un successo degno della Liberata, apriamo ufficialmente la settimana del Festival di Sanremo 2025.