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Psicologia del traffico: un ausilio discreto alla sicurezza stradale

La psicologia del traffico è una nuova branca psicologia clinica interessata a studiare aspetti cognitivi ed emozionali dei nostri comportamenti alla guida. Una disciplina ancora poco nota in Italia, ma molto diffusa in Europa, che ha la vocazione della trasversalità in quanto destinata a dialogare con la medicina, le neuroscienze, l’ingegneria e ad adattarsi ai tanti ambiti connessi al mondo della circolazione stradale e della sicurezza pubblica.

Il mio incipiente interesse per questa materia mi ha portato ad esplorare un po’ l’argomento per cui vorrei procedere con ordine e dedicarmi in questo breve contributo ad una inziale descrizione della disciplina.

Psicologia del traffico: quale definizione?

“L’ obiettivo della psicologia del traffico è quello di studiare, comprendere e conoscere i comportamenti di tutti gli utenti della strada, i processi psicologici da cui dipendono tali comportamenti, con particolare attenzione ai fattori che sono all’origine degli incidenti stradali. I comportamenti degli utenti della strada sono studiati all’interno del sistema traffico, che comprende, gli esseri umani, i veicoli e l’ambiente (infrastrutture, traffico e condizioni ambientali); si occupa quindi anche di studiare il funzionamento psicologico e i comportamenti degli utenti della strada nell’interazione con il veicolo e con le infrastrutture. Le conoscenze sviluppate in quest’ambito vengono utilizzate con il fine di ridurre gli incidenti stradali, migliorare la sicurezza nel traffico e la qualità della mobilità, promuovendo il cambiamento dei comportamenti degli utenti della strada verso condotte più sicure alla guida e nel traffico e verso scelte di mobilità sostenibile” (v. http://www.psicotraffico.com/?page_id=16)

“La psicologia del traffico studia il comportamento alla guida e tutti gli effetti ad esso collegati.
La guida fa parte di un sistema complesso, non si può analizzare il comportamento alla guida senza tener conto del “sistema traffico” nella sua totalità; fanno parte di questo sistema diversi fattori: l’interazione tra gli utenti della strada; le strutture (strade, segnaletica, ecc.); le leggi; i veicoli e la loro progettazione (ergonomia); le caratteristiche individuali, ecc.

La comprensione del comportamento ed il tentativo di influenzarlo in modo positivo, non può prescindere dalla collaborazione con altre figure che lavorano nell’ambito del traffico e che si occupano in diversa misura della progettazione di veicoli, della legiferazione, della progettazione e costruzione delle strade, della segnaletica, del livello politico, ecc.  Il sapere psicologico deve lavorare in modo interdisciplinare, trasmettendo conoscenze sul comportamento umano utili ad altre figure che operano in questo settore” (v. https://opsonline.it/psychoinforma/cose-la-psicologia-del-traffico/)

“La Psicologia del traffico rappresenta un ambito di ricerca e di intervento professionale della psicologia consolidato a livello internazionale come lo sono la psicologia clinica e la psicologia del lavoro, ma ancora poco diffuso in Italia. Obiettivo principale è la tutela della salute pubblica nell’ambito della circolazione stradale e nel miglioramento nella qualità della mobilità. Essa si focalizza sulle condotte degli utilizzatori della strada, sui processi psicologici che le sostengono e sulle caratteristiche delle infrastrutture cercando di minimizzare i rischi per la salute connessi all’uso dei vari mezzi di trasporto, di ridurre gli incidenti e incrementare la sicurezza. E’ intesa come branca della più generale psicologia dei trasporti di persone e cose, non solo su strada ma anche nelle ferrovie, aviazione e marina. Essa si occupa anche dei problemi umani e sociali connessi con la mobilità sostenibile” (così Consiglio nazionale ordini psicologi – https://www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale/psicologo_del_traffico.pdf)

Dunque, uno strumento di studio in vista della prevenzione di condotte pericolose e finalizzata ad incrementare una cultura della consapevolezza delle abitudini di chi guida su strada e non solo, valutando rischi ambientali e salute generale dei soggetti coinvolti.

Obiettivi della psicologia del traffico

Molto interessanti anche gli obiettivi perseguiti dalla disciplina e i campi di intervento in cui essa opera.

Campi di intervento:

  • Attività diagnostica in tutti i settori del trasporto
  • Driver improvement
  • Riabilitazione e terapia
  • Ergonomia e consulenza; progettazione/valutazione veicoli e infrastrutture
  • Educazione stradale
  • Consulenza nello sviluppo di leggi
  • Campagne di marketing e prevenzione
  • Consulenze per politici e tecnici del traffico
  • Istruzione in corsi universitari; formazione esperti del traffico di altre discipline
  • Sviluppo interventi di sicurezza stradale e mobilità
  • Valutazione efficacia interventi di sicurezza stradale e mobilità
  • Perizie e consulenze (es. dopo incidenti, in ambito giudiziale, ecc.)
  • Programmi “train the trainer” (scuole guida, polizia, ecc.).

(dal link https://opsonline.it/psychoinforma/cose-la-psicologia-del-traffico/)

E ancora:

  • Ricerca sulle causedegli incidenti legate al fattore umano;
  • Prevenzione dell’incidentalità stradale(progettazione e realizzazione interventi di promozione della sicurezza stradale in diversi ambiti: scolastico, aziendale, di comunità – valutazione di efficacia di interventi e misure istituzionali adottate) ed educazione stradale;
  • Attività diagnosticain tutti i settori del trasporto (valutazioni di idoneità trasporto su ruote, aereo e ferroviario) in particolare valutazione d’idoneità alla guida;
  • Driver improvement(percorsi riabilitativi e d’intervento su guidatori che hanno commessi infrazioni gravi al codice della strada, in particolare recidivi);
  • Formazione dei driver( durante il conseguimento della patente, formazione driver professionisti);
  • Formazione formatori(insegnanti e istruttori di AUTOSCUOLE, polizia, insegnanti, ecc.) ed esperti del traffico di altre discipline;
  • Perizie e consulenze(es. dopo incidenti, in ambito giudiziale, ricostruzione dell’incidente, ecc.);
  • Riabilitazione e terapia(per vittime di incidenti stradali e assistenza ai familiari delle vittime);
  • Gestione dell’emergenza (assistenza e supporto soccorritori e vittime);
  • Ergonomia e consulenza: progettazione/ottimizzazione e valutazione del rapporto  utente-veicoli (compresi dispositivi in dotazione) e utente-infrastrutture;
  • Campagnedi  prevenzione;
  • Consulenza per politici e tecnici del traffico e nello sviluppo di leggi e misure di enforcement(sanzioni e controlli);
  • Mobility menaging;
  • Promozione di forme sostenibili di mobilità.

(dal link http://www.psicotraffico.com/?page_id=16)

Temi tipici di ricerca:

“gli effetti delle malattie croniche, dell’alcol, delle sostanze, dei farmaci, dell’affaticamento e della stanchezza sulla capacità di guidare in sicurezza; le cause dell’alto rischio di incidenti stradali dei conducenti giovani neopatentati; le caratteristiche dei compiti di guida e la performance; la percezione e la presa di rischio; il ruolo dei processi cognitivi (attenzione, percezione visiva, concentrazione/distrazione, sovraccarico, ecc.) nella guida, con particolare riguardo alle differenze tra vari gruppi sociali (per età, tipo di mezzi usati, ecc.); i predittori psicosociali della guida a velocità inappropriata; i fattori cognitivi, affettivi, di personalità e sociali che intervengono nella genesi degli incidenti e il ruolo delle differenze individuali; i fattori emotivi nella violazione delle regole; i biases socio-cognitivi (ad esempio, falso consenso, ottimismo irrealistico, illusione di controllo) che possono influenzare un guidatore nella valutazione di sé e della situazione; le reazioni emotive e di stress legate al traffico; le condotte trasgressive e antisociali sulla strada, ecc.”.

(dal link https://www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale/psicologo_del_traffico.pdf)

“Dal punto di vista degli interventi professionali sono in primo piano attività come: la valutazione psicologica dell’idoneità alla guida, la prevenzione degli incidenti e la promozione di condotte di guida sicure; la collaborazione a campagne informative mediante differenti mezzi di comunicazione; il contributo alla progettazione delle infrastrutture, il contributo alla progettazione di dispositivi ergonomici per facilitare la guida, collaborazione nella progettazione dei controlli da parte delle Forze dell’Ordine, la formazione psicosociale degli operatori che si occupano di sicurezza stradale, l’educazione stradale e alla guida sicura dei vari tipi di veicoli; la valutazione dell’efficacia degli interventi, consulenza a politici, ecc.. Queste attività richiedono approcci interdisciplinari e si avvalgono di conoscenze derivanti da differenti discipline psicologiche (ad esempio, Psicologia clinica, Psicologia cognitiva, Psicologia sociale, Psicologia della personalità, ecc.), ma anche da altri ambiti disciplinari come la medicina (in particolare, la Medicina Legale e la Medicina del Traffico), le neuroscienze, le scienze ingegneristiche, l’ergonomia, le discipline della comunicazione e quelle di tipo pedagogico, sociologico e legale” (ancora dal link    https://www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale/psicologo_del_traffico.pdf .

Orbene, come anticipato, in Italia c’è ancora poca attenzione a questo campo di studio, presente però in alcune università con corsi e master di notevole prestigio.

Presso l’Università di Padova è attivo un corso di perfezionamento in psicologia del traffico e mobilità sostenibile.

“Il Corso in Psicologia del Traffico e Mobilità Sostenibile prepara psicologi/he nell’ambito della prevenzione dell’incidentalità e nella promozione della mobilità sostenibile, punti centrali tra gli obiettivi della Psicologia del Traffico, ossia la tutela della salute pubblica in riferimento alla circolazione stradale e alla qualità della mobilità (CNOP, 2013).

Il percorso fornisce competenze per progettare interventi di promozione del cambiamento nelle abitudini di mobilità, valutare le capacità di guida e addestrare gli utenti della strada, professionisti e non. Il percorso, a carattere multidisciplinare grazie alla presenza di esperti esterni afferenti a diverse discipline, prevede approfondimenti teorici e applicazioni pratiche attraverso lezioni frontali, seminari e testimonianze”.

Si veda meglio al link https://uel.unipd.it/master-e-corsi/psitmos-psicologia-del-traffico-e-mobilita-sostenibile/

Dal 2007 è invece attiva e operante presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma l’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico: mobilità, sicurezza e sostenibilità, che coordina il corso di perfezionamento “Psicologia del Traffico: Strategie e strumenti psicologici di intervento nel sistema-traffico” promosso dall’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli.

Per maggiori dettagli si veda al link https://dipartimenti.unicatt.it/psicologia-unita-di-ricerca-psicologia-del-traffico e al link https://progetti.unicatt.it/progetti-milan-corsi-di-perfezionamento-psicologia-del-traffico

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