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Lo stato di grazia dei giovani.

I social non vanno demonizzati, il loro uso improprio, si. Quando essi vengono impiegati dagli stupidi diventano un problema, non si impara nulla, possono rovinarci le giornate e non solo quelle.

Contrariamente, si possono imparare un sacco di cose interessanti: alcune, addirittura, crediamo di saperle ma fino a quando non ce le dicono non le realizziamo per davvero.

Ne ho sentita una di queste che ci ricordava come le opere più belle, utili, originali, geniali nella nostra vita le facciamo dalla pubertà fino a poco prima di diventare adulti. Ad onta delle giuste eccezioni che confermano la regole mi si è aperto un mondo che va molto al di là della preziosa informazione che dava il protagonista di quel tic-toc, quando ci ha ragguagliato di Albert Einstein e della sua teoria della relatività, scoperta a 27 anni, una tesi che ha sconvolto l’universo della fisica. Nel campo della pittura e non solo, il grande Leonardo Da Vinci ha plasmato le sua tecnica e le sue idee in giovanissima età, Alessandro Magno invece quando morì a poco più di trent’anni aveva già realizzato il suo sogno di conquistare tutto il mondo civile di allora ed oltre. Potremmo continuare il nostro elenco menzionando condottieri (Gengis Khan), regnanti (Luigi XVI) ed uomini stato (Cesare Augusto) che hanno posto le basi per un potere senza tempo in tenerissima età e non vogliamo rischiare di dimenticare i Bill Gates, i Steve Jobbs, gli Elon Musk e gli Henry Ford che costruiscono i loro imperi economici grazie a intuizioni “da imberbi” che li hanno iscritti a caratteri cubitali nella storia del mondo. Quello che spinge un ragazzino di tredici anni a mettere penna in carta per scrivere o disegnare, costruire o imparare è un dono, una forza motrice, un miracolo che premia la purezza e la fertilità dei cervelli che superano gli ostacoli della prevenzione grazie al coraggio spontaneo, proprio del giovane.

Il genio soggettivo, poi, fa il resto, oltre che la differenza. Nella musica, i casi più eclatanti: senza scomodare Mozart che ha scritto la sua prima composizione a cinque anni, sono tante le opere nate dalla fantasia di teenagers. Mi vengono in mente i Rolling Stones che vengono riconosciuti grazie a Satisfaction, la loro prima canzone e nonostante una produzione sterminata a posteriori. Steve Winwood ha scritto “Gimme some love”, unico suo capolavoro rock, a 17 anni, Paul Anka “Diana” a 15. Pino Daniele cantava “Terra mia” e “Napule è” molti anni prima che a 22 anni pubblicasse il suo primo album e gli Audio 2, Leomporro e Donzelli scrivevano “Si che non sei tu” e “Neve” ai tempi della scuola superiore.

Sono centinaia i casi da menzionare e l’ultimo, anche in ordine di tempo, che mi piace citare è quello di un giovane cantautore campano che tutti conoscono. Rocco Hunt ha vinto il festival di “Sanremo giovani”, otto anni fa, con il suo primo singolo in assoluto, a venti anni. La carriera del bravissimo cantante sta andando a gonfie vele e noi gli auguriamo tanti successi ancora ma scommetto che non riuscirà ad emozionarci più di come ha fatto con la sua “Nu juorno buono”, un pezzo scritto quando era poco più di un ragazzino. Il tempo è galantuomo…. ce lo dirà.

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