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Napoli e la maturità mai trovata.

La primavera splende ovunque e pure Napoli si sveglia più bella ogni mattina.

Come ogni anno, aprile svernicia il gelo dalle facciate dei palazzi, profuma di dolce riposo le nostre giornate e tronca in modo definitivo le speranze di vincere lo scudetto ai tifosi azzurri. Troppo crudo? Può darsi, ma è quello che pensano gli oltre 4,6 milioni di tifosi partenopei che abitano la penisola più famosa al mondo, dopo l’ennesimo passo falso casalingo, 1-1 contro la Roma. In scienze umane, lo psicologo Bernard Weiner attribuirebbe al Napoli un comportamento interno perchè si fa male da solo, stabile, accade ormai puntualmente e incontrollabile, cioè non riesce ad essere padrone del suo destino. E in effetti, si fa fatica capire, come sia possibile uscire sconfitti una sola volta e nemmeno meritatamente (2-3 a Milano con l’Inter) fuori dalle mura amiche e perdere cinque volte in casa, pure contro avversari come Empoli e Spezia (doppio 0-1) che durante le rispettive gare vinte, non sono riusciti a tirare in porta nemmeno una volta. La sfiga certo, possiamo incolparla, anche se è vera sfiga solo quando ti arriva addosso una bufera di neve, non certo quando divori occasioni da gol in quantità industriale contro avversari che valgono trenta punti in meno. Il popolo annaspa ragioni e i protagonisti pretesti ma le risposte, seppure tutte suffragate da affidabili congetture non hanno il dono dell’assoluto, non convincono e sembrano tutte lontane dalla verità che al contrario emerge soprattutto dalle contraddizioni. Allora, andiamo a scovarle alcune di queste incongruenze che palesa il Napoli. Spalletti ha eletto leader tecnico Victor Osimhen ma sfrutta le sue capacità monotematicamente lasciandolo tra le ganasce delle difese avversarie fino a farlo sgranocchiare dai centrali di turno. La squadra, pur giocando una sola partita a settimana fatica a reggere i novanta minuti ed è stata surclassata fisicamente dalla Roma che ha dominato in lungo e in largo la ripresa, pur avendo nelle gambe la gara di coppa di giovedì scorso. Infine la rosa a disposizione di mister Spalletti ha due giocatori per ogni ruolo e il mister poteva sostituire Lozano e l’infortunato Lobotka con i loro ricambi naturali Politano e Demme. Perchè optare per Elmas e Zielinski, il primo poco pungente rispetto all’avvicendato e il secondo notoriamente fuori forma? Tutto quanto lascia supporre che la rosa e il suo condottiero non siano ancora maturi per puntare al colpo grosso in una “regular season” lunga e logorante di nove mesi. Questo è il primo anno del tecnico toscano sul golfo e i risultati ottenuti ispirano previsioni non catastrofiche per l’anno venturo a patto che si faccia tesoro degli errori commessi in questa stagione. Non dimentichiamo che con l’addio di Insigne si chiude un ciclo e la società azzurra perderà un riferimento tecnico difficile da rimpiazzare: Adl riuscirà a non farcelo rimpiangere?

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