Questa volta introduciamo l’Angelus del Santo Padre con la frase con cui egli lo ha concluso: <<La Madonna ci aiuti a capire quali sono i veri beni della vita, quelli che restano per sempre.>>
Si parla di cupidigia. Ma cosa intende la parola liturgica col termine cupidigia?
È l’avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza, spiega Papa Francesco.
Il Vangelo di oggi racconta di uno scenario così antico quanto attuale. Un uomo rivolge a Gesù questa richiesta: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità» Gesù risponde semplicemente: tenetevi lontani da ogni cupidigia. Gesù vuole insegnarci che l’avidità, lungi dal farci sentire liberi, ci rende schiavi. Schiavi delle cose ed, in particolare, del denaro. Anziché servirci del denaro finiamo per diventare servi del denaro. E’ un paradosso che rovina gli esseri umani, che allontana gli uni dagli altri e che finisce anche per rovinare l’intera società. Dietro tutti i conflitti, tutte le guerre, c’è la brama di risorse e di ricchezze.
Gesù, spiega il Santo Padre, ci ammonisce pesantemente nei confronti del “Dio denaro” e senza mezzi termini sentenzia che non si possono servire contemporaneamente due padroni: Dio e le ricchezze. Dobbiamo, pertanto, chiederci come stiamo agendo. Se in nome del denaro stiamo sacrificando le relazioni, la legalità e l’onestà o se stiamo perseguendo la vera ricchezza.
Dio è il più ricco di tutti, spiega il Santo Padre. E’ ricco di compassione, di misericordia. La sua ricchezza non impoverisce, non crea litigi, ma ama dare.
Ecco che appaiono spontanee le domande che tutti dovremmo porci: io voglio arricchirmi secondo Dio o secondo la cupidigia? E quale eredità voglio lasciare? Soldi, cose o gioia accanto a me?
Chiediamoci, quindi, quali sono i veri beni della vita.