La festa di Halloween è considerata oramai integrata nel nostro paese, sebbene si tratti di una ricorrenza legata ad antiche leggende irlandesi.
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Si dice che faccia parte dei festeggiamenti italiani da alcuni decenni, nondimeno approfondendo l’argomento si incontrano interessanti smentite. In effetti, buona parte delle popolazioni è legata a quella antica usanza che vede la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre come il momento in cui i vivi e i morti possono incontrarsi perché agli spiriti viene data la possibilità di vagare sulla terra .
Restando in Italia, per esempio, sembra che in Umbria fin dai tempi della seconda guerra mondiale, il 31 ottobre i bambini si cospargessero il viso di farina per rappresentare i morti.
In Sardegna invece, tante sono le feste tradizionali che si avvicinano alle celtiche, e antica è l’usanza di far andare i bambini di porta in porta a raccogliere “is animasa”, pane nero e dolci tipici per le anime dei morti, i quali potranno mangiare per bocca dei vivi. E in Barbagia, si usa esporre proprio le zucche arancioni fin dall’antichità: sembrerebbe che proprio questi ed altri riti provengano addirittura dall’era nuragica! In molte zone dell’isola, ancora oggi si lascia la tavola imbandita per tutta la notte, offerta per i morti.
Questa stessa usanza si incontra a Napoli, e il cibo lasciato sulla tavola serve a dare ristoro ai morti che vagano sulla terra. Nella città, da sempre ci si scambiano dolci e bontà tipiche a simboleggiare i doni che i defunti portano ai vivi dal cielo. E anche in questo Halloween tutto partenopeo, troviamo le zucche, contenitori soprannaturali delle anime dei morti e tradizione della vecchia Italia contadina, sebbene
si attribuiscano le origini dell’uso della zuccha a un’antica leggenda irlandese – Jack’ o’ lantern – portata in America e nel mondo grazie ai viaggi oltreoceano.
Insomma, dolcetto o scherzetto racconta di miti e leggende, di simbologia e timore dell’ignoto, e a noi non resta che lasciarci andare ai festeggiamenti, covando il segreto desiderio che i nostri cari defunti ci restino vicini, in qualche magico modo.