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Le storie che non ci piacciono

La preside e la gip

Ci sono storie che non vorremmo ascoltare, che ci fanno arrabbiare. O peggio ancora che ci deludono. Perché la rabbia, si sa, passa, sbolle, come si dice a Napoli.

La delusione, invece, che fine fa?

La delusione ci entra dentro, ci corrode. Scava in noi un solco profondo e ci cambia. Ci lascia amareggiati, sfiduciati, impotenti, delusi, appunto.

I giornali di ieri ce ne propinano due di storie deludenti.

Una delle due forse un po’ di più, perché tocca spazi e risorse destinate ai nostri ragazzi, perché tocca e intacca il mondo della scuola, realtà di per sé già peculiare e traballante, tanto più in zone difficili come il sud e le isole.

L’altra ci fa arrabbiare si, ma è un po’ più personale, riguarda un modus operandi altrettanto scorretto e discutibile, ma rimane circoscritta ad una cerchia di fatti e persone verso i quali ci sentiamo un po’ più lontani.

La preside

Dirigente dell’istituto Falcone, nel cuore di Palermo, uno dei quartieri più difficili, lo Zen.

Paladina della giustizia, della legalità e del coraggio nel 2020 era stata nominata “Cavaliere della Repubblica” per l’impegno mostrato durante la pandemia. 

Onorificenza della quale ne aveva, evidentemente, travisato il senso, visti gli episodi successivi.

Accade così che un’ex insegnante dell’Istituto Falcone denuncia una prassi scandalosa perpetrata dalla dirigente.  La preside, si sarebbe appropriata, con la complicità del vicepreside, e l’aiuto di sua figlia minorenne, di materiale scolastico di elevato valore come pc, tablet, e tv. Ma non solo, avrebbe sottratto generi alimentari di vario tipo destinati alla mensa e manipolato le forniture fino ad ordinare cassette di birra. Ma non è finita qui. Sarebbero state falsificate, pena la perdita dei fondi europei, le presenze degli studenti ai pon e gonfiate varie fatture.

 Nel mirino delle indagini è finita anche la titolare di un negozio di elettronica: avrebbe regalato alla dirigente e al suo sostituto congegni di ultima generazione pur di accaparrarsi l’esclusiva sulle forniture per la scuola.

Insomma un reticolo di vicende e persone ed una prassi poco sporadica che ha avvantaggiato poche persone ai danni di centinaia di studenti inconsapevoli ed incolpevoli. La preside, il vice e la titolare del negozio sono stati arrestati.

Adesso io mi chiedo: il Sud è una realtà difficile per i giovani, Palermo ancor di più e di Palermo lo Zen sembra essere uno dei quartieri più fragili, che cosa hanno pensato quei ragazzi della loro dirigente? Quali speranze possono avere nel futuro gli adolescenti che si vedono sottratti da chi dovrebbe curare il loro destino le risorse indispensabili per la loro crescita e formazione? Avranno ancora voglia di lottare? Di studiare? Di credere e di sperare di poter cambiare le cose?

La gip

Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina arrestata ed indagata per corruzione ed induzione indebita. Avrebbe offerto ed assegnato incarichi pilotati per assicurarsi, come giusta ricompensa, regali costosissimi, rimborsi spese di vario genere, tra cui fitto e spese domestiche, vacanze e viaggi vari.

Colpevole prima di tutto di ambire ad uno stile di vita ben oltre le sue, già laute, possibilità.

E colpevole poi, di una serie di reati a ciò ascrivibili che presentano come comune denominatore quello di utilizzare il proprio lavoro, il proprio potere e le proprie conoscenze quali mezzi per raggiungere propri personalissimi fini.

Anch’ella “rappresentante” della giustizia e della legalità.

Sono storie che non ci piacciono, ma, per fortuna, sono storie marginali.

L’Italia è piena di brave persone, di eroi veri, uomini coraggiosi.

E poi ci sono lavoratrici e lavoratori onestissimi ad ogni latitudine dello stivale che ogni giorno si battono per tirare avanti questa carretta che barcolla su ogni ruota e che sembra perdere brandelli per strada ad ogni secondo. Sono donne e uomini che pagano le tasse, che la domenica mangiano a casa e che magari nel tempo libero fanno volontariato.

Sono storie che non fanno clamore ma che mantengono in piedi l’unica vera istituzione fondante della vita civile: la famiglia.

Ebbene, giovani studenti dell’Istituto Falcone non arrendetevi!

Continuate a lottare e a non perdere le speranze!

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