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La fede dei miracoli

Lucio Dalla a Napoli si sentiva a casa, non vi era nato ma l’aveva eletta a domicilio dell’anima. “La prossima volta voglio nascere qua, essere napoletano a tutti gli effetti, non solo importato”, ebbe a dichiarare in un’intervista.

Napoli in special modo, ma Il Sud in generale lo attraeva, ne sentiva il richiamo, quasi come se lo seducesse. I natali glieli diede Bologna, in Svizzera, a Montreux dove si era da pochissimo esibito al Montreux Jazz Festival, il 1° marzo 2012 sciolse nell’aria prematuramente ed imprevedibilmente gli ultimi respiri terreni, appena tre giorni prima del suo 69simo compleanno.

Con Sorrento, di cui è cittadino onorario (anche Vieste gli ha conferito la medesima onorificenza), stabilì un legame indissolubile, complice una vecchia terrazza situata davanti al propiziatorio mare luccicante di quel golfo incantato. Nel 2023, nella ricorrenza del suo 80esimo compleanno, il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), gli ha tributato una mostra evento dal titolo “Lucio Dalla.

Il sogno di essere napoletano”, tenutasi dal 4 marzo al 25 giugno, che ne ha celebrato il suo straordinario percorso umano e artistico. E’ curioso notare come in alcuni casi gli eventi, i fatti la loro cronaca, finiscano per cedere al fascino di un racconto allusivo, suggestivo, magari anche intrigante e come ciò necessiti però di un tempo di “maturazione”.

Se fosse stata anticipata di qualche giorno, in occasione del 12° anniversario della sua scomparsa, come forse sarebbe stato più appropriato, questa narrazione avrebbe giustamente ceduto il passo alla cronaca con un tratto più celebrativo. E invece succede che quando il tempo ha modo di organizzare pensieri e impressioni che, seppur a discapito della tempestività, connettono tra loro link in qualche modo speculari, finisce per sostenere curiose ed inconsuete suggestioni.

Uno dei capolavori di Lucio Dalla si intitola “La sera dei miracoli”. Pubblicata nel 1980, inserita nello stratosferico Album “Dalla”, la canzone è un omaggio a Roma ed ai toni festosi che i suoi vicoli liberano (meglio sarebbe dire liberavano) nelle notti estive di quegli anni. Il testo de “La sera dei miracoli” collega, in una sorta di rimando simultaneo, quei “link” che il tempo andava mano a mano organizzando: Lucio Dalla, Napoli e con essa il Napoli che con la città è una cosa sola. Il testo del brano composto da Dalla, sua è anche la musica, sa quasi, leggendolo, di rappresentazione figurativa, l’affresco di una scena:
“È la sera dei miracoli, fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di (Napoli)
Con la bocca fa a pezzi una canzone
È la sera dei cani che parlano tra di loro
Della luna che sta per cadere
E la gente corre nelle piazze per andare a vedere
Questa sera così dolce che si potrebbe bere
Da passare in centomila in uno stadio
Una sera così strana e profonda che lo dice anche la radio
Anzi la manda in onda
Tanto nera da sporcare le lenzuola
Si muove la città
Con le piazze e i giardini e la gente nei bar
Galleggia e se ne va
Anche senza corrente camminerà
Ma questa sera vola
Le sue vele sulle case sono mille lenzuola
……………………………………………………………………..
E in mezzo a questo mare
Cercherò di scoprire quale stella sei
Perché mi perderei
Se dovessi capire che stanotte non ci sei
È la notte dei miracoli fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di (Napoli)
Ha scritto una canzone
Lontano una luce diventa sempre più grande
Nella notte che sta per finire
È la nave che fa ritorno
Per portarci a dormire”

Barça Napoli segna il passaggio ai quarti di Champions e si giocherà di sera: sarà “La sera dei miracoli”? Talvolta “sentire di essere” sovrasta l’essere stesso, Lucio Dalla era bolognese per l’anagrafe ma sentiva di essere napoletano, avrebbe voluto nascere a Napoli e tra l’altro avrebbe pagato una fortuna, per sua ammissione, pur di imparare perfettamente il nostro dialetto che considerava una lingua. Ma sentire di essere presuppone totale corrispondenza, assoluta convinzione nel credere, presume fede indiscussa e la fede fa miracoli. Napoli è per antonomasia luogo di miracoli, Dalla da Lassù farà il tifo, e allora che si fa, ci vogliamo credere?

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