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Divario retributivo di genere: il Parlamento Europeo contro il gender pay gap

L’espressione gender pay gap indica un divario nella retribuzione annuale media tra uomo e donna. Attualmente, nei Paesi dell’Unione Europea le donne guadagnano in media circa il 13-14% in meno degli uomini, a parità di lavoro. Si tratta di uno scarto che di fatto determina una discriminazione di genere. La percentuale è ancora troppo alta e gli attuali ritmi di diminuzione troppo lenti. Pertanto, il Parlamento Europeo ha deciso di prendere misure concrete per riavvicinare la retribuzione media tra lavoratrici e lavoratori europei.

Gender Pay Gap: la decisione dell’UE

Nei giorni scorsi, il Parlamento Europeo ha approvato un mandato negoziale che gli consentirà di avviare con i governi UE le trattative per una direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. Il testo è stato approvato con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni. L’Assemblea ha così dato seguito alla proposta della Commissione sulla trasparenza salariale, prevedendo l’abolizione del segreto salariare nelle clausole contrattuali.

Si è previsto che le aziende con 50 dipendenti pubblichino informazioni che facilitano il confronto degli stipendi, nell’ottica di ridurre il divario retributivo di genere. Le assunzioni, la valutazione della retribuzione, gli avanzamenti di carriera, le mansioni e figure professionali previste dovrebbero in fatti prescindere dal genere del candidato/lavoratore, ma basarsi su criteri neutri (da questo punto di vista).
Vietare il segreto salariale consentirà non solo un più agevole confronto, ma anche di sviluppare un piano d’azione se il divario è almeno del 2,5%.

Divario retributivo di genere in Italia

Rispetto alla media europea, l’Italia si classifica come uno tra i Paesi in cui il gender pay gap è nettamente inferiore. Difatti, secondo i dati del 2017, il divario retributivo di genere medio in Italia è del 5,5%, contro l’oltre 20% di altri stati EU come Germania e Austria, ad esempio. Tuttavia, si tratta di una percentuale relativa, considerando che nel nostro Paese il numero di donne che lavorano e/o occupano ruoli dirigenziali è molto inferiore alla media europea.

La via tracciata dall’UE sembra essere necessaria e inevitabile. Occorre rendere parimenti dignitoso ed equamente retribuito il lavoro di donne e ragazze rispetto a quello dei loro colleghi uomini. Per farlo, istituzioni europee e governi nazionali devono cooperare, coordinando sforzi comuni e politiche socio-economiche contro ogni forma di discriminazione.

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