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Solstizio d’inverno

In “notte prima degli esami”, emblematico e celebre brano del 1984, Venditti canta “le bombe delle sei non fanno male”, alludendo ai krapfen fritti farciti a forma di palla (“le bombe” per l’appunto), che i ragazzi mangiano (ed io ne so qualcosa!!) alle prime luci dell’alba mentre, lasciandosi la notte alle spalle, fanno ritorno a casa (beata gioventù, dispensata per diritto anagrafico da glicemia, colesterolo e trigliceridi).

La “bomba” scoppiata lo scorso martedì 19 allo stadio Maradona invece, di male ne ha fatto parecchio, anche perché non si tratta di leccornìe, dolci o salate che siano, ma di polpette tossiche, avvelenatissime, ingoiate tra l’altro manco alle sei del mattino bensì alle 22,50 (e si sa che il buio pesto della sera, quasi notte, amplifica tutto, specie il dolore).

L’arbitro Abisso aveva appena fischiato la fine della sfida di Coppa Italia col Frosinone che pochi minuti prima, in pieno recupero, aveva rifilato il quarto gol ad un Napoli irriconoscibile, imbarazzante!

Così come per i maturandi, la notte prima degli esami è interminabile e pone ansie cariche di aspettative e di incognite, ed è destinata, per il mistero che l’accompagna, a rimanere a lungo nella memoria, anche la nottata post Frosinone, il tifoso del Napoli non la dimenticherà facilmente, dovendo fare a questo punto i conti con aspettative sfumate, ansie difficili da sedare e con misteri che appaiono più tristi certezze che enigmi da sciogliere.

Maturità t’avessi preso prima”, (dice sempre la stessa canzone) e questo poteva e doveva essere l’anno della “maturità” calcistica che però già appare irrimediabilmente sfumata. Il pesante risultato subito e il modo con cui è maturato, non possono concedere alibi, nemmeno quello di un arbitraggio discutibile per il gol annullato al Cholito, ed impone da parte di tutti una riflessione consapevole per evitare che, oltre a perdere le partite si finisca per non imparare nemmeno la lezione.

Decenni di militanza a distanza, da tifoso “emigrato” (non vivendo a Napoli), hanno sortito un doppio effetto: 1) ho dovuto imparare a sdrammatizzare e a “giocare” col “dolore sportivo”; 2) ho mutato il concetto di tifo, divenuto vera e propria connotazione identitaria più che sostegno entusiasta, legame e partecipazione per una squadra. Malgrado l’età dell’intelletto, mi ci è voluto del tempo per adeguarmi al mutamento, ma conosco bambini e ragazzi appena adolescenti che quando il Napoli “appara” pessime figure, si disperano e piangono (e quelle “Só’ lacreme d’ammore e non è acqua” come si canta in “Fenesta Vascia”).

Ancora intriso di delusione, sparita ormai l’irritazione, vorrei prendermi la briga di esprimere qualche pensiero da rivolgere a più destinatari.

Al Mister ed alla squadra vorrei indirizzare l’osservazione fatta tramite la solita chat (https://www.passnews.it/2023/12/19/le-voci-di-dentro-7/) da ‘o ‘ngnere” ad Eduardo nell’invitarlo a sdrammatizzare: “Eduà, uno dice SOLO LA MAGLIA e pensa ai tifosi che non devono affezionarsi ai giocatori e tifare per i colori.

SOLO LA MAGLIA invece vale per chi scendendo in campo deve avere il rispetto per comprendere che ci sono persone che hanno pagato, preso ferie, chiuso negozi, preparato i bambini, saltato la cena, litigato con la persona cara, solo per andare allo stadio e che le figure barbine” (n d r “barbine” non era proprio il termine usato, capite a me!), “non sono contemplate.

Oggi le disamine si fanno sui bilanci in ordine, i giocatori in scadenza che devono rinnovare, chi arriva, chi parte e non vuole infortunarsi, i tifosi oramai non li nomina più nessuno.” Non credo serva aggiungere altro, perdere la partita fa parte del gioco, rasentare il ridicolo sfiorandolo per giunta molto da vicino no!

Riesco benissimo ad immaginare la reazione avuta dal Presidente Stirpe se come immagino, avrà ripensato alla querelle di qualche tempo fa (ricordate quando, nel 2019 se non mi sbaglio, qualcuno si chiedeva “Che ci fa il Frosinone in serie A?”).

Alla Società vorrei invece dire, da tifoso ma anche (e chiedo scusa per la presunzione!!) da “vecchio” uomo d’azienda, che il calcio non è il cinema e che gestire una società sportiva non è come girare, produrre o distribuire un film.

E’ come sostenere ad esempio che TV, radio e telefonia siano un tutt’uno, ma non è così! Appartengono tutte al settore delle comunicazioni elettroniche (o telecomunicazioni come si diceva qualche tempo fa) ma al pari del cinema e del pallone che conservano come matrice comune “l’entertainment”, hanno logiche, dinamiche, interpreti, offerte, ”materiali”, target, e fornitori diversi, che distinguono mercati confinanti ma separati.

Non cogliere questa differenza significa essere fuori dal contesto di riferimento, inquadrare i calciatori come dipendenti subordinati più che come professionisti collaboratori, avere rispetto prima di tutto per i contratti e poi forse per chi li ha sottoscritti, confondere il tifoso con lo spettatore di un film o peggio col cliente che acquista un bene di consumo, fossero pure due ore di spettacolo.

Chi va alla partita non compra un prodotto, non assiste ad uno spettacolo, vi partecipa, emotivamente e non solo! L’Azionista ha sì il sacrosanto diritto di organizzare l’azienda come gli pare e piace, ma da ciò ne conseguono non solo onori ma anche oneri. Senza deleghe esecutive, tutte le decisioni passano per il centro (ossia il Presidente) che dà e riceve informazioni, che stabilisce, che negozia, che gestisce i rapporti con la stampa, i tifosi, i giocatori, gli agenti.

Questo significa che la strategia resta un concetto vuoto o al massimo eseguito in costante ritardo sugli eventi e ciò finisce inevitabilmente per provocare confusione ed in alcuni casi qualche mal di pancia: Piotr ed Osi, rinnovano? Kvicha ed Elmas si sentono sacrificati in nome di altre priorità? Un uomo solo al comando resta solo e senza comando quando svanisce il “tocco magico”.

Mantenere buone relazioni con gli Enti, le Istituzioni, le Società i Professionisti che popolano il mercato o ci hanno a che fare, nel rispetto dei ruoli e rappresentando con vigore quando serve le proprie ragioni, è un’abilità necessaria, da coltivare specie quando non assurge ad attitudine spontanea; tentare di tramutarla in un trucco in cui è solo una parte a volersi imporre, non sempre paga e finisce per farsi dei nemici più che a raccogliere consensi. Ai media vorrei invece dire che mi piacerebbe se recuperassero quel pungolante senso critico che tanto aiuta a crescere. Infine ai tifosi: ora più che mai sosteniamo la squadra! Siamo comunque fieri di tifare per una compagine che non tarocca i conti, non usa sostanze dubbie, non scommette illecitamente né occulta gli illeciti.

Siamo ormai molto prossimi al solstizio d’inverno che segna il giorno più breve e la notte più lunga dell’anno e determina il passaggio dalla stagione autunnale a quella invernale. Facciamo che la partita contro il Frosinone abbia segnato il nostro solstizio d’inverno e che da ora in poi le ore di luce prevalgano su quelle buie. Sabato che viene c’è la Roma all’Olimpico e mi torna in mente ancora Venditti che in un’altra canzone del 1978, sempre citando le ”bombe” (ma non quelle delle sei), cantava “bomba o non bomba arriveremo a Roma, insieme voi!”

E allora a Roma arrevammece bbuono Guagliù e …. turnammacenne meglio!!

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