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Le voci di dentro

Una sintesi a colori

L’ennesima sbiadita prestazione non aveva rifornito la tavolozza di tinte, perciò ancora una volta la tela non aveva evidenziato traccia di colori, solo qualche nuances leggera, alquanto trascurabile.

L’ennesima brutta partita casalinga, col Monza stavolta, aveva silenziato la foga chattarola (https://www.passnews.it/2023/12/26/le-voci-di-dentro-8/) che sarebbe probabilmente rimasta relegata nel più raccolto oblio, se non fosse stato per le effervescenti e inaspettate dichiarazioni post partita, rilasciate dal Presidente nostro in sala stampa, un vero e proprio coup de theatre ancora oggetto di ampio dibattito sul web.

Nel mentre le ascoltavo, pensavo tra me e me “guagliò questa è crisi, comme a vuò chiammà?!” A memoria non ricordo un’assunzione di responsabilità (così netta poi!) da parte del Presidente e ciò mi induceva a ritenere che la condizione in casa Napoli, attestata peraltro dalle parole del n° 1 del Club, fosse quella di una crisi tout court!!

Appena il tempo di accomiatarsi dagli astanti giornalisti, dando loro appuntamento al 25 di gennaio, dopo la Supercoppa, che Eduardo rompe gli indugi e aprendo le commentevoli danze fa: “Indifferenza guagliù, indifferenza! Nun ne ‘o date audienza, a me nun me ‘ncanta! E’ solo un tentativo di apertura verso la piazza nemmeno tanto riuscito. Il lupo perde il pelo ma non il vizio e il 25 gennaio sarà come il 12 agosto in ritiro, ve ‘o arricurdate no?!”.

Pensai allora, per quel senso di ”apertura” palesato da Eduardo, che in realtà forse più che di crisi (evocativa di una scelta, di una decisione), sarebbe stato più appropriato parlare di caos in casa Napoli! E già perché caos, nella sua etimologia (dal latino chaos, dal greco χάος) contiene la stessa radice χα- dei verbi χαίνω, χάσκω ossia essere aperto, spalancato; χάσμα voragine. “Altro che crisi”, allora pensai, “è caos Tatò, nun se capisce niente!” Ed è un caos che a mio modesto ed opinabile avviso, non riguarda solo l’aspetto puramente sportivo in sé (il gioco, il modulo, la preparazione fisica, situazioni tecnico tattiche), ma coinvolge, segnandone il declino, un sistema imprenditoriale, un modo di fare azienda che, così come i cinepanettoni (il calcio uguale al cinema mi dice qualcosa), ha ormai prodotto il suo massimo risultato ed appare inadeguato ad elevare il livello, a fare il salto di qualità, a cambiare rotta.

La ostinata proposizione di quel sistema, rischia seriamente di collocare il Club in una confort zone di limitatezza (il 4° posto in campionato, se siamo fortunati uno al massimo due turni in Champions, che fanno tanto fatturato), più che attribuirgli un’ affermazione competitiva. “Che vada bene così?”, è l’osceno interrogativo che serpeggia tra i complottisti.

Non ci credo, non ci voglio credere!! L’azienda, anche un’azienda sportiva, è il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa; è lo strumento principale per l’esercizio dell’attività economica dell’imprenditore. I beni sono aziendali in quanto funzionalmente collegati all’esercizio dell’impresa. Le parole pronunciate dal Presidente dopo Napoli Monza, certificano, ove mai ve ne fosse bisogno, che nella SSC Napoli c’è un uomo solo al comando, unico depositario della verità (che perciò può raccontare come vuole), che accentra su di sé qualsiasi decisione, giusta o sbagliata che sia. Esattamente il contrario di un’impresa, di un’azienda, verrebbe da dire!

Onestamente le parole del Presidente più che chiarire, infondono a mio avviso dubbi e astio (prima nei confronti del precedente coach e del preparatore atletico, che avrebbe voluto esonerare subito dopo la presentazione, poi verso la classe arbitrale, poi ancora nei confronti della FIGC, poi non ho ben capito se pure verso l’attuale Mister), e allora perché non dire chiaramente Presidente quali sono le responsabilità che si accolla?

Andavo frettolosamente vagheggiando queste considerazioni quando arriva in chat il messaggio pungente di Pepp ‘o ‘ngegnere, come un intramuscolo che prende il nervo, una fitta che toglie il respiro: “A ‘o Presidente dico grazie, perché ha finalmente confessato, che dopo aver messo mani ovunque, è riuscito a distruggere in pochi mesi non solo la squadra dello scudetto, ma tutti gli ultimi dieci anni in cui, in un modo o nell’altro, eravamo comunque competitivi. Stasera ha chiesto scusa, come quelli che distruggono la famiglia e poi chiedono l’infermità mentale perché una voce nella testa gli diceva di fare così.” Embè se ci fosse un premio alla sintesi empirica, Pepp ‘o ‘ngegnere sarebbe il primo candidato!

“La festa appena cominciata è già finita, il cielo non è più con noi ….” inizia così “Canzone per te” di Sergio Endrigo, vincitore del festival di Sanremo del 1968. Ma ce n’è un altro di incipit canzonaro che mi viene in mente per l’occasione: “Un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli e devi cominciare da zero. Situazioni che stancamente si ripetono senza tempo, una musica per pochi amici, come tre anni fa” (“Un giorno credi”, brano del 1973 di Eduardo Bennato, inserito nel suo album di esordio “Non farti cadere le braccia”).

C’è da sperare che, contrariamente a come prosegue la canzone, non si ceda alla testardaggine per tentare di salvare il salvabile, ma che la forza e i nervi che servono al rilancio, derivino dall’impegno profondo a cambiare marcia e paradigma, ad ascoltare e confrontarsi un po’ di più e ad imporsi un po’ di meno, a parlare senza inasprire ed irritarsi, a ritenere agenti, calciatori, allenatore, direttore sportivo e compagnia cantante, dei professionisti collaboratori più che lavoratori dipendenti, a conferire autonomia e deleghe esecutive a chi è capace di espletarle, ad allestire un gruppo manageriale (oltre che una squadra) competitivi, ad investire in mezzi ed infrastrutture senza cercare scorciatoie.

Un uomo solo al comando può vincere, può raggiungere finanche un gran risultato e subito dopo smarrire la via del successo; un gruppo di persone e mezzi, organizzati e capaci, fa impresa, l’impresa fa sistema, un sistema che si afferma fa la storia, una storia vincente fa brand, consenso e fatturato, ma soprattutto genera PIL, rendita, gratitudine e felicità!

Non è semplice, ma lo scudetto stravinto ha dimostrato che la SSC Napoli sa come si fa, e che se vuole può farlo: basta lanciare il cuore oltre i bilanci, le idee oltre la mente, gli affari oltre l’interesse, un progetto al di là dei calcoli, una visione oltre un concetto.

E allora …. coraggio!

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