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Le voci di dentro

Gravità permanente

Può la vittoria contro la Salernitana (https://www.passnews.it/2024/01/13/il-napoli-sfata-il-tabu-vincendo-in-casa-con-la-salernitana-2-1/), dissolvere lo smarrimento (associabile in un certo qual modo a quello espresso da Battiato nella canzone appresso menzionata) ed indirizzare il Napoli a trovare (finalmente) il suo “centro di gravità permanente”? Vado diritto al punto, la risposta della chat è “certo che si”! E’ un atto di fede, una manifestazione di credito e di speranza insieme, più che un’intima convinzione.

Eh sì perchè anche contro la Salernitana la squadra ha mostrato la solita confusione tattica, il consueto disorientamento, l’ormai normale stordimento, ma si è visto e va riconosciuto l’impegno, la voglia di non arrendersi, oserei dire, un’ostinata determinazione!

E siccome visti i tempi, non è che si possa poi essere tanto sofisticati, prendiamoci questa boccata di ossigeno che fa sicuramente bene (https://www.passnews.it/2024/01/13/napoli-allultimo-respiro/). E’ stata, seppur non proprio netta e contro l’ultima in classifica, la vittoria del gruppo, nonostante lo sbaraglio ed il caos societario (https://www.passnews.it/2024/01/04/le-voci-di-dentro-9/).

Proprio per questo è sembrato assai poco generoso lo striscione polemico nei confronti dei calciatori esposto sabato al Maradona. Prendersela ancora una volta solo con la squadra, significa non voler (o forse non saper) vedere dov’è che realmente nasce, risiede e prospera la difficoltà, il pericolo, ossia quella che potremmo bizzarramente evocare come l’altra forma di “gravità permanente”.

Esiste infatti riguardo al Napoli, cedendo allegramente ad un metaforico sillogismo stimolato dalla suggestione canterina che ora si dice, una duplice fisionomia di “gravità permanente”, per ora ci soffermiamo sulla prima. Quella cantata da Battiato in “Centro di gravità permanente”, brano dal ritornello accattivante del 1981 contenuto nell’Album “La voce del padrone” (manco a farlo apposta, ma l’Album si chiama proprio così!) simboleggia l’indagine volta a scoprire un equilibrio intimo e consapevole dove assestare l’animo umano e trovare la propria stabilità; questa forma di “gravità permanente” richiama, assai curiosamente, la ricerca, ancora in corso, di un gioco, di un assetto tattico e tecnico, che dia sicurezza e solidità anche di risultati.

“Come vedi Kvara dietro la punta?” chiese Eduardo espressamente a o ‘ngnere. La risposta non tardò ad arrivare “Dipende dall’attaccante” rispose Pepp che proseguì “se hai Osimhen, non scambi palla a terra, è proprio inutile il trequartista, Kvara in questo caso è molto meglio sulla fascia. Se hai Raspadori allora se putesse pure fa, qualche scambio o la palla dentro negli ultimi 11 metri…(Osimhen gioca negli ultimi 50 metri). Ma a prescindere, Kvara è la classica ala con il dribbling, in più ha forza fisica e tiro a giro, più che accentrarlo, dovrebbero studiare il modo per togliergli gli uomini di dosso (terzino che si sovrappone, mezzala che accompagna, punta che viene incontro ecc ecc…).

Per avere il terzino che si sovrappone, la mezzala che si inserisce ecc ecc…, devi attaccare in 5-6 uomini ogni volta, tenere la squadra molto corta, con la difesa a centrocampo, i centrali veloci e Sarri in panchina. Se non sei molto corto e perdi la palla, gli avversari se ne vanno in porta, se poi non tieni manco i centrali veloci, finisce che non riesci a recuperare con 50 metri di campo alle spalle da coprire e devi fare fallo tattico”.

La ricercata risposta fornita da ‘o ‘ngnere spinse allora il Pacileo a chiedere “né Giustì ma stessi per caso al corso tecnico di Coverciano?” “Non no, ma quale Covreciano io stongo a casa!” rispose Pepp. L’arguzia e la perizia di quella replica (quasi una sentenza, più che un’opinione), valsero a ‘o ‘ngnere, coram populo chattarolibus, il nuovo soprannome di Brepp, una sintesi tra Brera (il compianto Giuanìn, rinomato giornalista sportivo) e Pepp Guardiola; non più quindi Pepp ma Brepp ‘o ‘ngnere!

“ Né guagliù ma la state seguendo la campagna acquisti?” L’oculista e l’uocchie, sviando dalla partita, mise altra carne al fuoco. “Stiamo cercando giocatori in prestito, meglio se gratuito. Se proprio non si trovano vanno bene pure reduci, anche superstiti da infortuni o malanni e che non giocano da un po’, niente gesso o stampelle però, copriamo fino alla malaria non oltre, poi quello che viene viene. Vuje tenisseno a quaccheduno sotto mano? Prezzi modici, ingaggi ridotti, escluso agenti, formula soddisfatti o rimborsati se non svincolati, meglio se muniti di scarpini e borsone propri.”

Risata generale chattarola, lampante il riferimento alla campagna acquisti invernale che non decolla malgrado la squadra sia in affanno in alcuni reparti. “Ma secondo voi” profferì fratemo fratemo che di solito chiacchiera e replica assai poco, “senza uno straccio di idea di chi sarà l’allenatore l’anno prossimo, senza manco sapè se Mazzarri ‘o campionato ‘o furnesce ‘o se ne va pure isso, ma a chi vulisseno accattà? ‘Nzamati comme stamme chiunque accatti te sbagli!”.

Dunque a sentire fratemo fratemo non è per sua divinità il bilancio o per il braccino corto, situazioni alle quali alludeva l’oculista e l’uocchie, non si spenderebbe perché mancherebbe un’idea sul divenire, il che forse è pure peggio! A dare pensiero a Giggino furono le parole rilasciate da Rrahmani a Dazn a fine gara e a ben vedere aveva ragione il Pacileo! La speranza richiamata da Amir di continuare ad avere anche in futuro la stessa bona ciorta avuta con la Salernitana, depone tutt’altro che bene e sta a ricordare a chi lo avesse dimenticato, che la squadra si è ritrovata di punto in bianco senza l’allenatore con cui aveva stravinto il campionato, senza il direttore sportivo e con un diverso preparatore atletico. E’ come se Rrahmani dicesse “noi calciatori ci impegniamo eccome, ma lo facciamo in un contesto sconclusionato, in una Società che non riconosciamo più e non per nostro volere.” La risposta alla domanda sul ritiro poi non merita commenti, è chiara ed inequivocabile.

Sul punto specifico va riconosciuto al calciatore di non aver inseguito risposte di circostanza, di non aver cercato di attrarre su di sé le simpatie dell’establishment societario, per dirla come la canzone alla quale qui si fa cenno, di non essersi vestito come un bonzo “per entrare a corte dell’Imperatore della dinastia dei Ming”; è stato onesto, lui spera che il ritiro sia servito (non ne è sicuro!), ma “ho visto i miei compagni non felici” e chi ha orecchie per intendere intenda! Che piaccia o no, malgrado il ritiro punitivo intermittente, il Napoli è apparso nel derby campano più o meno quello di sempre in questa stagione.

Quasi 4 decenni passati a vario titolo e livello come lavoratore dipendente e consulente aziendale, in società più o meno strutturate, non possono non avermi insegnato che qualsiasi azienda si scassa se l’errore viene dall’alto! D’altronde si sa, “’o pesce fete da ‘a capa!”

Il problema del Napoli in questo momento non nasce in campo, ma in ciò che sta intorno al campo e alla squadra! Il problema, la cosa grave, ossia l’altra accezione della “gravità permanente” sopra evocata, è nella Società e (solo) di rimando si riflette anche in campo, non accorgersene è da miopi. La SSCN è una one man show, tutto dipende dal Presidente, che è esattamente il contrario di un’azienda prospettica ed organizzata.

Le due sorti, quella della Società e quella personale del suo Presidente, i due destini quindi coincidono: se la carenza di idee, di un progetto, di una concezione, di risorse economiche, non fossero, come ci si augura, il risultato di un appannamento momentaneo, l’effetto del delirio post scudetto, ma bensì l’inizio di una discendente parabola personale, la SSC Napoli sarebbe agli albori di un declino difficilmente controvertibile, speriamo e ci auguriamo ovviamente che così non sia!

Permane la gravità di un sistema imprenditoriale che appare in crisi e che, in assenza di capitali, di una strategia, di deleghe esecutive chiare e di autonomia operativa, non solo accentra tutto su un unico vertice apicale, ma non esita a destituire persone o situazioni che non assecondino le decisioni. Prendendo ancora a prestito i versi di Battiato, è come aver deciso di ammettere alla corte dell’Imperatore della dinastia dei Ming, solo gesuiti ed euclidei che abbiano accettato di vestirsi come dei bonzi! Difficile che così funzioni nel calcio attuale, più facile farsi terra bruciata.

E comunque qualche perplessità su una proprietà che esonera, riservandogli un trattamento da pivello imberbe, un allenatore che ha vinto ovunque la qualunque, fresco dell’11° trofeo conquistato col Real Madrid, 27° totale in carriera, credo sia lecito porsela! Andiamoci a giocare la Supercoppa, FORZA RAGAZZI, fatevi onore, facitece arrecreà!!

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